Pubblicato sul quotidiano La Ragione, edizione del 18 marzo 2025.
Le notizie diffuse da Trump hanno come fonte la Russia e non l'intelligence USA.
Fronte di Kursk – Considerata la quantità spropositata di notizie false che è stata divulgata nelle scorse ore a tutti i livelli, un aggiornamento dal campo sulla situazione reale del fronte di Kursk è doveroso almeno quanto l’imprescindibile premessa che le truppe ucraine non sono accerchiate da quelle russe.
Ciò non concerne solo la situazione attuale – culminata nel recente riposizionamento strategico ucraino alle spalle di Sudzha – ma anche quella pregressa, perché le truppe del Tridente non si sono trovate in una situazione del genere neanche una sola volta nei 7 mesi e mezzo che è durata finora l’operazione Kursk.
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Dichiarazioni come quella rilasciata dal presidente americano Donald Trump – che ha invocato Vladimir Putin a «risparmiare i soldati ucraini chiusi nella morsa russa a Kursk» – chi è qui potrebbe aspettarsi d’ascoltarle al bancone d’un bar ben lontano da queste zone, non dall’uomo che ha a disposizione i servizi d’intelligence migliori al mondo.
È semplicemente impensabile che quest’ultimi non abbiano informato la carica più alta del loro Paese su una situazione talmente chiara da non necessitare tecniche di spionaggio o tecnologie particolari.
Dunque, s’è trattato senz’alcun dubbio dell’ennesima volta in cui “The Don” ha usato il suo social network “Truth” per diffondere affermazioni che con la verità non hanno nulla a che fare ma che trovano invece ampio riscontro nella propaganda russa.
«Trump ha mentito, la Russia non ha circondato migliaia di militari ucraini nella regione di Kursk» - ha scritto la prestigiosa rivista “Forbes”.
«È una bugia» - ha affermato Kriegsforscher, noto dronista ucraino che ha combattuto a lungo nel Kursk.
«Il nostro team ha una buona conoscenza della situazione a Kursk. Non ci sono persone circondate» - ha affermato Tatarigami, fondatore del gruppo analitico Frontelligence Insight, ribadendo ciò che anch’io ho più volte osservato su queste pagine da quel terreno di battaglia: «Nella regione di Kursk non ci sono più molte migliaia di soldati ucraini. Hanno lasciato le loro postazioni qualche giorno fa, nonostante Putin affermi il contrario. Affermando falsamente che migliaia di loro sono circondati, Trump sta sostanzialmente avvalorando le tesi russe alla vigilia di possibili colloqui mirati a un ceasefire. Sarebbe più ragionevole affidarsi ai dati d’intelligence, non alle parole di Putin».
Una scuola a Khotin, distrutta recentemente dai russi – copyrighted photo Giorgio Provinciali
Intendiamoci, i russi non hanno ridotto il numero degli attacchi. Solo nelle ultime 24 ore ne sono stati registrati ben 148, di cui 19 su questo fronte. Contro le zone di Yunakivka, Khotin, Velyka Pysarivka e altre dell’oblast’ di Sumy da cui abitualmente corrispondo con questo giornale hanno sganciato 63 bombe aeree plananti guidate “KAB” nel corso d’almeno 34 attacchi aerei. I bombardamenti d’artiglieria sono stati 243 e 5 quelli con sistemi MLRS.
È un inferno a cui è arduo sopravvivere ma non è assolutamente vero che le truppe ucraine sono circondate nel Kursk. L’ha ribadito anche il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov nel corso di un’intervista rilasciata poche ore fa all’emittente americana (notoriamente trumpiana) “Fox News”, osservando che «la parte ucraina ha effettuato un ridispiegamento verso posizioni difensive più vantaggiose al fine di preservare le proprie forze» e sottolineando che «attualmente nessuna unità è circondata; ogni affermazione contraria è falsa».
Umerov ha ricordato inoltre che ciò rientra fra sparate propagandistiche a cui i russi hanno già alluso più volte in passato, ad esempio durante il vertice dei BRICS dello scorso anno.
Quel che preoccupa è che, oltre a diffondere falsità ripetendo le menzogne di Putin, Trump sta sospendendo sempre più servizi d’informazione indipendente e dal campo. Gli ultimi a farne le spese sono i giornalisti, produttori e tecnici di “Voice of America”.
«Per motivi amministrativi», Trump ne ha lasciati a casa ben 1.300 (cioè, tutti) zittendo un format in corso da 83 anni. Il suo consigliere Elon Musk, a capo del Dipartimento per l’efficienza governativa degli Stati Uniti d’America (DOGE) ne aveva chiesto la chiusura con quella di “Radio Liberty” (“Radio Svoboda”, in Ucraina).
Come ha osservato il direttore di “Voice of America” Michael Abramowitz, in nome della riduzione della burocrazia l’amministrazione americana ha mandato in congedo tutti i dipendenti del suo programma.
Meno giornalisti, meno notizie, meno problemi per chi vive in una bolla di disinformazione.
L'articolo su Medium, in inglese, con immagini: