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Pubblicato sul quotidiano La Ragione del 10 marzo 2025.

Nel Kursk gli ucraini si riposizionano.

Khotyn – Dal momento che la maggior parte dei media (e di conseguenza anche di think tank e analisti che basano le proprie valutazioni su fonti osint) riportano in queste ore una situazione da noi descritta dal campo su queste pagine almeno 10 giorni fa, un aggiornamento della situazione sul fronte di Kursk è doveroso per due ragioni: chiarire appunto che, nella timeline degli eventi, il tentativo russo d’assalto a Novenke messo in pratica sfruttando i condotti del gas – di cui ora tanto si scrive – è avvenuto alla fine di febbraio e spiegare in che condizioni versa adesso il contingente ucraino nel Kursk.

Un avamposto al confine tra l'Ucraina e Kursk (per ovvi motivi ho sfocato alcuni dettagli) – foto copyright Giorgio Provinciali – Medium

Anzitutto preme chiarire che l’intensificazione degli attacchi russi alle postazioni ucraine in quell’area è stato reso possibile dalla presenza nordcoreana, che costituisce almeno il 75% del capitale umano ivi impiegato da Mosca. I soldati inviati dal regime di Pyongyang attaccano le postazioni ucraine camminando sui cadaveri dei loro compagni finché riescono a occuparle. A quel punto subentrano le unità russe, che consolidano la posizione raggiunta mandando avanti altra carne da macello nordcoreana. Tale rovinosa tecnica suicida consente agli attaccanti d’aprire sentieri nei campi minati, forzando i propri soldati a percorrerli sotto il fuoco ucraino.

Su un lato della strada per Sudzha. I russi hanno cercato di forzare a ovest di questa sezione – foto protetta da copyright Giorgio Provinciali – Medium

Sfruttando un espediente simile a quello usato ad Avdiivka, i russi hanno spedito un centinaio di fanti nel condotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, attraverso il quale la Federazione Russa ha fornito gas all’Europa fino al 1° gennaio 2025; parliamo d’un canale largo circa un metro e mezzo di cui praticamente nessuno di quegli expendable è riuscito a veder la fine, perché gli ucraini avevano ampiamente previsto tale operazione.

Ne abbiamo scritto spiegandone il motivo in relazione all’attacco contro la base russa di Kursk situata fra Glushkovo e Snagost’ e al corridoio di sicurezza anti-drone che le Forze armate del Tridente stavano allestendo per preservare la funzionalità dell’arteria logistica che da Sumy approvvigiona Sudzha passando per Pysarivka e Yunakivka.

Ho indicato in giallo dove si trovava la base russa a Kursk. Sotto è visibile la strada per Yunakivka (e poi Sudzha) – Fonte grafica: Google Maps

Nelle scorse ore russi e nordcoreani hanno tuttavia ulteriormente intensificato la pressione su Sudzha, attaccandola da sei direzioni contemporaneamente.

Mosca ha impartito l’ordine a poche ore dall’effettiva interruzione dei servizi d’intelligence forniti dagli Stati Uniti d’America all’Ucraina, che ha comportato l’immediato blackout d’interi settori difensivi e d’attacco ucraini di cui scriveremo più approfonditamente domani.

La minaccia d’accerchiamento è diventata reale nel momento in cui i russi sono riusciti a tagliare le difese ucraine aprendo un corridoio fra le zone a Nord di Guyevo e a Sud di Malhnovka, mentre contemporaneamente spingevano sui tre lati a Ovest, Nord ed Est di Sudzha. Qualora essi riuscissero a sfondare a Novenke e proseguire a Basivka e poi a Yunakivka, potrebbero stringere le truppe ucraine in una manovra a tenaglia.

Perdere almeno sei brigate con relativi mezzi sarebbe per Kyiv un colpo esiziale, soprattutto dal momento in cui, ridisponendolo altrove, quel contingente potrebbe essere impiegato per respingere i russi ancor più di quanto stia già accadendo a Toretsk (ormai quasi interamente riconquistata) e alle porte di Pokrovsk (dove gli occupanti sono stati scacciati da almeno 6 città strategicamente importanti).

Il terremoto che ha scosso anche il versante diplomatico dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca pone inoltre in essere il senso stesso dell’operazione Kursk nell’ottica d’impiego dei territori occupati dagli ucraini come bargaining chip. Trump non sembra nemmeno considerarla un’opzione, dal momento che Putin non accetterebbe mai di sedersi al tavolo qualora fra le trattative venisse presa in considerazione l’umiliante ipotesi d’uno scambio di territori.

Per tutte queste ragioni il comando militare ucraino ha preventivamente ordinato alle proprie truppe nel Kursk un riposizionamento lungo i lati dell’arteria che i russi vorrebbero tagliare. L’obiettivo è preservarla ma anche poterla eventualmente usare come via d’uscita qualora la situazione dovesse precipitare.


L'articolo in inglese, con immagini, su Medium:

North Koreans Sent To Slaughter While Ukrainians Reposition In Kursk
Live report

No place is safe, in Ukraine, being russia still one piece – copyrighted photo Giorgio Provinciali


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